Giovanni re
Giovanni Re, “sciamano” della community Artigiani Tecnologici e esperto in Visual Communication. Vincitore di premi internazionali in computergrafica, si occupa di formazione e ricerca nell’artigianato digitale dove hi-tech incontra hi-touch.
Quando ho iniziato a seguire l’evoluzione del panorama tecnologico italiano, il nome di Giovanni Re continuava a emergere nei dibattiti più innovativi sul futuro dell’industria. La sua visione della trasformazione digitale, che fonde pragmatismo aziendale e sperimentazione tecnologica, rappresenta una prospettiva unica nel panorama contemporaneo dell’innovazione.
Ho voluto incontrare Giovanni per esplorare una questione che considero centrale nel nostro tempo. Come possono le aziende navigare la complessità dell’innovazione tecnologica senza perdere di vista l’elemento umano che sta al cuore di ogni trasformazione autentica? La sua esperienza nel campo delle community aziendali e della produzione digitale prometteva di offrire insights preziosi su un tema che tocca direttamente il futuro del lavoro e della competitività industriale.
Quello che è emerso dalla nostra conversazione ha superato le mie aspettative. Giovanni non ha solo delineato una roadmap pratica per l’integrazione delle tecnologie emergenti nei processi aziendali, ma ha anche articolato una filosofia del lavoro che mette al centro la collaborazione, la sperimentazione e, soprattutto, la capacità di ascoltare e rispondere ai bisogni autentici del mercato.
Joon-Ho Kim
Ottimo! Iniziamo l’intervista. Giovanni, nel contesto delle aziende strutturate, spesso si percepisce una tensione tra la necessità di innovare e la stabilità delle operazioni quotidiane. In che modo le community possono facilitare l’esplorazione tecnologica, mantenendo questo equilibrio?
Giovanni Re
Nelle community di pratica, la condivisione di esperienze di tipo pratico-applicativo porta un enorme beneficio alle aziende, in quanto scavalca il problema dei sondaggi non veritieri e consente di analizzare le richieste per lo sviluppo di nuove tecnologie.
Joon-Ho Kim
La condivisione di esperienze pratiche sembra quindi un elemento cruciale per superare le distorsioni delle informazioni tradizionali. Come pensi che le aziende possano incentivare la partecipazione attiva dei loro membri alle community, soprattutto quando si tratta di integrare nuove tecnologie?
Giovanni Re
Tramite l’uso del dono. L’azienda che si apre e fornisce informazioni di prima mano alla community ottiene una reputazione tale da far aprire il cassetto delle idee dei partecipanti e ricevere da loro feedback o miglioramenti impensabili da una R&D che rimane chiusa nelle stanze blindate.
Joon-Ho Kim
La cultura del dono nelle aziende sembra promuovere un’apertura reciproca e un flusso di idee innovativo. In che modo questa dinamica può influenzare la cultura organizzativa complessiva e quale impatto potrebbe avere sulla capacità dell’azienda di adattarsi alle tecnologie emergenti?
Giovanni Re
La cultura aziendale si sposta verso una cultura etica dove il benessere del cliente finale è la missione prioritaria. Questo nuovo spostamento verso una visione umanistica bilancia l’adattamento alle nuove tecnologie emergenti e ne consente una adozione più efficace.
Joon-Ho Kim
Questa evoluzione verso una cultura etica e umanistica sembra trasformare il modo in cui le aziende interagiscono con le tecnologie. Quali strumenti digitali pensi possano essere più efficaci nel supportare questo cambiamento culturale e incentivare l’engagement all’interno delle community aziendali?
Giovanni Re
Gruppi di lavoro, repository condivisi, corporate academy devono essere presenti sia nella forma digitale che in quella fisica. Uno showroom con tutte le applicazioni realizzate dai clienti finali diventa uno spazio di stimolazione per trovare nuove applicazioni, e la sua digitalizzazione tassonomica permette di trovare qualche connessione che sarebbe difficile da individuare, soprattutto in questo momento dove la coda lunga dei mercati ci porta sempre di più a creare prodotti di nicchia.
Joon-Ho Kim
L’integrazione tra spazi fisici e digitali sembra fondamentale per stimolare l’innovazione. Come vedi l’evoluzione di queste pratiche nel futuro, soprattutto considerando la crescente complessità e personalizzazione dei mercati? Quali nuove sfide potrebbero emergere?
Giovanni Re
La crescente complessità e personalizzazione dei mercati potrebbe portare a nuove sfide, come la necessità di mantenere un equilibrio tra personalizzazione estrema e scalabilità delle soluzioni. In un contesto in cui ogni cliente può richiedere una soluzione su misura, le aziende potrebbero trovarsi a dover gestire un numero crescente di varianti del prodotto o del servizio, il che può complicare notevolmente la logistica e la produzione. Inoltre, l’interconnessione tra spazi fisici e digitali potrebbe incontrare resistenze culturali o tecniche, specialmente in organizzazioni che non hanno ancora abbracciato pienamente la trasformazione digitale.
Joon-Ho Kim
Quali strategie ritieni possano essere più efficaci per navigare queste sfide, garantendo che l’integrazione tra pratiche fisiche e digitali continui a promuovere l’innovazione senza sacrificare l’efficienza operativa?
Giovanni Re
Usare la produzione digitale per piccole scale di personalizzazione, usando la vecchia metodologia di produzione industriale per l’abbattimento dei costi. Questo mix consentirebbe di avere una efficienza operativa continuando a fornire prodotti di alto livello ma rimappati a misura di cliente.
Joon-Ho Kim
L’approccio che combina produzione digitale e metodi tradizionali industriali sembra promettente per mantenere l’efficienza operativa mentre si offre una personalizzazione su piccola scala. Questa ibridazione potrebbe non solo abbattere i costi, ma anche consentire una maggiore flessibilità nell’adattamento ai cambiamenti di domanda e preferenze del cliente. In che modo pensi che le aziende possano preparare il loro personale per operare efficacemente in questo contesto ibrido? Quali competenze ritieni necessarie per gestire con successo questa transizione?
Giovanni Re
La flessibilità è una chiave, come la connessione con altri microproduttori esperti di una specifica nicchia. La conoscenza allargata di diversi aspetti della produzione del prodotto consente inoltre di poter scegliere velocemente fornitori di tecnologie o materiali adatti allo scopo. La differenza tra prototipo e prodotto finale sarà sempre più piccola. Il personale deve sapere modellare in 3D, deve saper scattare una foto ben illuminata per pubblicarla sui social, e le AI affiancheranno sempre di più ognuno di questi processi.
Joon-Ho Kim
La necessità di competenze trasversali, come la modellazione 3D e la capacità di comunicare efficacemente sui social media, appare cruciale in un contesto produttivo sempre più integrato e dinamico. Inoltre, l’affiancamento delle intelligenze artificiali in questi processi evidenzia un futuro dove la collaborazione uomo-macchina diventerà la norma. Come vedi l’evoluzione del ruolo delle intelligenze artificiali nel supportare queste competenze, e quali implicazioni pensi che avrà sulla formazione continua del personale all’interno delle aziende?
Giovanni Re
Le AI saranno sempre di più al nostro fianco, liberando del tempo per sperimentare ogni aspetto della nostra produzione, trovando le giuste misure per creare qualcosa di appetibile nel mercato che ci porti profitto e che ci renda orgogliosi di ciò che stiamo facendo.
Joon-Ho Kim
L’idea che le intelligenze artificiali possano liberare tempo prezioso per la sperimentazione è affascinante, suggerendo un futuro in cui il personale può concentrarsi maggiormente sull’innovazione e sulla creatività. Questa collaborazione potrebbe non solo migliorare l’efficienza, ma anche aumentare la soddisfazione professionale, poiché le persone avrebbero più spazio per esplorare e perfezionare i propri progetti. In conclusione, quali passi pensi che le aziende dovrebbero compiere oggi per prepararsi a questo futuro, sia in termini di investimento tecnologico sia di sviluppo delle competenze del personale?
Giovanni Re
Usare tecnologie come AI, AR, VR, IoT, Robotica, Coding all’interno dei processi standard, connettendosi con i clienti per intercettare bisogni latenti e sperimentare nuove soluzioni innovative e inusuali per poi presentarle alla community ricevendo un feedback immediato. A questo punto si utilizzano nuovamente le tecnologie e la fabbricazione digitale per produrre prototipi funzionali personalizzati per ogni esigenza. In questo ciclo, l’azienda che ascolta, che si connette e che sa usare le tecnologie al meglio avrà la flessibilità di chiudere o aprire un nuovo progetto in base al momento storico, e gli stessi asset consentiranno di muoversi liberamente su questo terreno reso pianeggiante dalle tecnologie adottate.
Joon-Ho Kim
Grazie, Giovanni, per aver condiviso le tue riflessioni e strategie su come le aziende possono navigare l’evoluzione tecnologica mantenendo flessibilità e innovazione al centro delle operazioni. Durante la nostra conversazione, sono emersi diversi punti significativi: l’importanza del connubio tra metodologie tradizionali e tecnologie emergenti, il ruolo cruciale che le community e la cultura del dono giocano nel promuovere un ambiente di lavoro aperto e innovativo, e la necessità di sviluppare competenze trasversali nel personale per affrontare un futuro sempre più interconnesso e tecnologico.
Il tuo approccio sottolinea come l’integrazione tra l’intelligenza artificiale e la creatività umana possa trasformare le aziende in organismi agili, capaci di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato. Questa visione ci ricorda l’immagine di una nave che, grazie a vele ben regolate, può navigare agilmente tra i venti in continuo cambiamento, sfruttando ogni soffio per avanzare verso nuovi orizzonti. Grazie ancora per il tuo contributo illuminante.
Giovanni Re
Grazie a te.
Concludendo questa conversazione, mi porto a casa una convinzione rafforzata. Il futuro dell’innovazione aziendale non risiede nell’adozione acritica delle tecnologie più avanzate, ma nella capacità di orchestrare intelligentemente risorse umane, digitali e fisiche attraverso un ecosistema di sperimentazione continua.
La visione di Giovanni Re ci offre una mappa per navigare questa complessità. La sua enfasi sulla “cultura del dono” nelle community aziendali, sull’integrazione tra produzione tradizionale e digitale, e sulla necessità di sviluppare competenze trasversali nel personale, disegna il profilo di un’azienda del futuro che rimane profondamente radicata nei valori umani fondamentali. L’apertura, la generosità intellettuale, la curiosità verso l’altro rappresentano i pilastri di questa trasformazione.
Quello che più mi ha colpito è stata la sua capacità di immaginare un futuro dove l’intelligenza artificiale non sostituisce la creatività umana, ma la libera, creando spazio per quella sperimentazione che Giovanni identifica come il cuore pulsante dell’innovazione autentica. Si tratta di una visione che sfida il pessimismo tecnologico contemporaneo e propone invece un modello di collaborazione uomo-macchina basato sulla complementarità piuttosto che sulla competizione.
La velocità del cambiamento tecnologico spesso ci sopraffà, eppure Giovanni ci ricorda che la vera sfida non consiste nel tenere il passo con le innovazioni, ma nel mantenere la capacità di scegliere consapevolmente quali adottare e come integrarle dentro una visione più ampia del progresso umano. Una lezione che, sono convinto, risuonerà a lungo oltre questa conversazione.