Intervista a Germano Lanzoni – Nel cuore della scena comica italiana, Germano Lanzoni ha scelto un territorio poco convenzionale: quello dell’innovazione, delle startup, dei palchi condivisi con ingegneri e visionari. Ma cosa succede quando l’ironia entra in una conferenza su AI e tecnologia? In questa conversazione, esploriamo con lui il potere del comico come linguaggio critico, ponte emotivo e strumento di verità.
Catherine Marshall
Germano, oggi vorrei esplorare con te il potere dell’ironia nei racconti sull’innovazione italiana, anche attraverso la tua esperienza con Italiani di Frontiera. Che senso ha, per te, portare un attore comico nel mondo delle startup e della tecnologia?
Germano Lanzoni
L’ironia ti permette di vedere la distanza tra l’ideale e il reale. È uno strumento critico: scioglie tensioni, smaschera retoriche e apre alla comprensione. In ambito tecnologico, spesso i codici linguistici sono chiusi e inaccessibili. L’ironia diventa ponte: alleggerisce senza banalizzare.
Catherine Marshall
Hai accennato alla solitudine che può emergere in una società digitalizzata. Il teatro può ancora ricostruire relazioni autentiche in un’epoca mediata da algoritmi?
Germano Lanzoni
Assolutamente. L’uomo è un animale sociale e la relazione dal vivo ha una potenza che nessun algoritmo può replicare. Un attore si sincronizza con il pubblico in tempo reale. Ricordo una serata in cui, scherzando con un tavolo silenzioso, dissi: “È morto il gatto?”. Mi risposero: “No, è morto un amico”. Quel gelo mi insegnò a misurare il pubblico, prima ancora di fare battute. Ridere con, mai di.
Catherine Marshall
Hai parlato di AI e sensibilità. Cosa non potrà mai imitare un algoritmo nella relazione tra palco e pubblico?
Germano Lanzoni
L’intenzione. La volontà di far star bene l’altro. L’AI può imitare, ma non sentire. Io voglio far ridere te, non costruire una battuta a partire da un calcolo di probabilità. La comicità non è solo forma, è relazione. Un giorno, forse, l’AI riuscirà a cogliere segnali emotivi, ma resterà sempre priva di quel vissuto che fa di ogni attore un essere irripetibile.
Catherine Marshall
Nel tuo lavoro con Italiani di Frontiera, hai mai percepito che l’ironia potesse davvero scardinare una narrazione dominante?
Germano Lanzoni
Sì. Roberto Bonzio mi fece entrare in scena dopo i suoi racconti ispirazionali su italiani innovatori. Io intervenivo come “pensiero latente” del pubblico, rompendo la narrazione con ironia. Alcuni ridevano, altri si indignavano. Poi svelavo il gioco: ero un fake. Lì succedeva qualcosa. La rottura ironica smuoveva domande, dubbi, riflessioni. Cose che spesso, in un talk, restano sopite.
Catherine Marshall
Pensi che questa funzione di “disturbo costruttivo” possa funzionare anche nel digitale?
Germano Lanzoni
Credo di sì. L’integrazione tra palco e tecnologie è sempre più profonda. L’AI, se ben usata, può aiutare a costruire esperienze nuove, a patto che serva a valorizzare l’umano, non a neutralizzarlo. Le macchine perfette non sono una minaccia: sono lo specchio. Il comico, davanti alla macchina, può fare ciò che ha sempre fatto: detronizzare l’arroganza, a partire dalla propria.
Catherine Marshall
E se l’AI fosse in scena con te? Che progetto immagineresti?
Germano Lanzoni
Un dialogo a tre: io, l’AI e il pubblico. Domande reali, risposte generate in tempo reale. E poi il mio intervento comico a smontare, commentare, sottolineare le incongruenze. L’AI ha accesso a miliardi di dati, ma non alla fragilità. Lì, subentro io. Sarebbe anche un modo per smascherare fake news in diretta, con leggerezza.
Catherine Marshall
C’è il rischio che il pubblico percepisca l’AI in scena come qualcosa di freddo?
Germano Lanzoni
Sì, ma è proprio lì che l’ironia diventa chiave di accesso. L’AI è imprevedibile: due risposte perfette ma contraddittorie fanno ridere già da sole. L’umorismo nasce dall’incongruenza. E in quel cortocircuito tra umano e macchina si apre uno spazio teatrale inedito.
Catherine Marshall
In un’epoca di verità personalizzate, può la comicità aiutare a riflettere su come costruiamo il nostro senso della realtà?
Germano Lanzoni
La verità, ormai, interessa meno dell’interesse. Ma proprio per questo il teatro può ancora sorprendere. Se dovessi dirigere uno spettacolo con un’AI, cercherei di mostrare quanto siamo più lontani dagli altri esseri umani che dalle macchine. L’intelligenza artificiale potrebbe rivelare quanto poco umana sia, oggi, l’umanità.
Catherine Marshall
Il teatro può ancora smuovere coscienze?
Germano Lanzoni
Sì, perché la risata abbassa le difese. È uno scatto emotivo che apre. Il teatro è lo spazio dove tutto si vede: i limiti, i tabù, i desideri. È confronto diretto. Ancora oggi, più che mai, serve un luogo in cui le parole, i corpi e le emozioni convivono. La leggerezza è solo il veicolo. Il messaggio, se passa, arriva nel profondo.
Catherine Marshall
E guardando avanti? Quale futuro immagini per il teatro comico?
Germano Lanzoni
L’integrazione con la tecnologia non è una minaccia, è un’evoluzione. Ma il teatro resta insostituibile: è rito, comunità, presenza. La risata in gruppo è contagiosa, libera, condivisa. Finché avremo bisogno di incontrarci e riconoscerci nell’altro, il teatro avrà senso.
Catherine Marshall
Che consiglio daresti a chi vuole innovare il teatro senza tradirne l’anima?
Germano Lanzoni
Accettare il cambiamento. Le cellule che smettono di cambiare muoiono. E lo stesso vale per il teatro. La tecnologia può sembrare un avversario, ma può diventare alleato. Serve apertura, curiosità e un obiettivo comune: crescere, insieme.
Catherine Marshall
C’è un augurio che vuoi lasciare a chi oggi esplora nuove forme di racconto tra palco e tecnologia?
Germano Lanzoni
Cercate dentro. E se non trovate, continuate a cercare. E soprattutto divertitevi a perdervi. Nessuno sa qual è la strada giusta: la vita è il cammino stesso.